All’occhio più attento, che la frase non andasse presa alla lettera, sarebbe dovuto essere subito chiaro per le virgolette in cui è inserito quel “stuprata”. Ma è evidente che l’impatto resta forte e per molti fuori luogo. Nonostante la Nappi riferendosi al vicepremier parli persino di “scelte condivisibili (che pure ci sono) delle sue scelte concrete”. Lo “stupro” di Salvini consisterebbe nel suo aver “riabilitato la peggiore cultura identitaria nazionalista, quella rappresentata dalla triade Dio-Patria-Famiglia”.
Il post della Nappi, condivisibile o meno nei suoi contenuti, è estremamente serio e politico, nel rivendicare la sua volontà di “vivere in un paese ateo, multietnico, con un’identità culturale che affondi le proprie radici nell’Illuminismo e nel marxismo più illuminato, e che sviluppi queste ultime all’altezza della modernità contemporanea”. La star denuncia “il linguaggio grezzo, i modi spicci e i toni al limite del violento” che, secondo lei, riportano a “una cultura tribale che produce violenza contro il diverso”.